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Il titolo, che ho creduto opportuno di apporre a questo mio lavoro, autorizzerebbe a confermare l’opinione comune, che cioè due e ben distinte fossero state le abbazie intitolate da S. Ilario e da S. Gregorio. È d’ uopo perciò subito avvertire che tale opinione va attribuita alla circostanza di avere 1’ abbazia veneziana benedettina, portato successivamente e per qualche tempo anche cumulativamente. i titoli di questi due santi, mentre invece essa è stata sempre la medesima : dal principio del secolo IX, in cui sorse, fino alla fine del secolo XVIII, in cui fu soppressa, offrendo anzi così un raro esempio di continuità storica.

Col titolo di S. Ilario, le vicende storiche della celebre abbazia, potente istituzione religiosa-feudale o dotata di estesi domini in terraferma ai confini del territorio padovano, furono sempre intimamente collegate con quelle del ducato veneziano; col titolo di S. Gregorio l’ abbazia, quasi sopravissuta a se stessa, dopo aver compiuta la sua missione storica, si raccolse in religioso silenzio, sulla riva del Canal Grande, dove oggi non è rappresentata che dai resti di un monastero racchiudente, quale gemma, un delizioso chiostro trecentesco e da una gotica chiesa abbandonata.

Ma poiché 1’ antica predilezione dei veneziani per questa abbazia si è rinnovellata in questi ultimi anni e manifestata particolarmente nell’ occasione del recente restauro del monastero e di quello non lontano, ma sicuro della chiesa, così confido possa riuscire non inutile cosa, il trovar qui raccolte e coordinate le più antiche memorie di questa abbazia veneziana e studiati i particolari della sua arte anche perché, nel mio coscienzioso lavoro, mi settii confortato dalla simpatia di molte egregie persone e dagli autorevoli e preziosi consigli degli amici:  il prof. Vittorio Lazzarini dell’ Università di Padova, il dott. Carlo Paluello Ispettore dei monumenti e scavi del distretto Dolo, e il prof. Pietro Paoletti dell’Accademia delle Belle Arti di Venezia, ai quali tutti qui mi piace esprimere la mia riconoscenza.

Giuseppe Marzemin.

 

L’ABBAZIA DEI SANTI ILARIO E BENEDETTO

PARTE I

NOTIZIE STORICHE

1. In quel torbido principio del secolo IX quando col trasporto della sede ducale da Malamocco a Rivo alto ebbe origine la città di Venezia, il doge Agnello Partecipazio col figlio Giustiniano, nell’ anno 819, oonce8se all’ abate Giovanni di trasportare il suo numeroso cenobio di benedettini dalla sterile e troppo angusta isola di S. Servolo, nella terraferma sul margine della laguna Ed a tal fine i due dogi fecero donazione ai monaci della cappella di S. Ilario situata sulle rive del fiume Une, dotando il nascente monastero di estesi possedimenti, tutti di loro privata proprietà, e colmandolo di privilegi, come l’ esenzione da ogni aggravio pubblico ed ecclesiastico e l’ indipendenza dal patriarca di Grado e dal vescovo di Olivolo cioè di Venezia.

La donazione fu sancita con un atto solenne o privilegio, recante la data della duodecima indizione, corrispondente al mese di maggio dell’ anno 819, e lo sottoscrizioni di tutti gli intervenuti e cioè il patriarca Fortunato di Grado, i due dogi summenzionati, il vescovo di Venezia Cristoforo, il presbitero Pietro del monastero di S. Giorgio, Johannaco Tribuno, Valentino, Leomano Talonico, Savino Talonico, Stefano Talonico, Bono Clemenzio, Agnello Clentusio e Giorgio Catuno.